In vigore le nuove NTC 2018

Sono entrate in vigore ieri, 22 marzo, le nuove Norme Tecniche delle Costruzioni.

Le nuove norme erano state approvate con il Decreto Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del 17 gennaio 2018 e pubblicate al n.42, serie ordinaria n.8, della Gazzetta Ufficiale il 20 febbraio scorso.

Rispetto alle Norme Tecniche per le Costruzioni del 2008, il testo normativo è stato parzialmente rivisto, integrato e aggiornato.

La nuova norma è entrata in vigore indipendentemente dalla Circolare con le istruzioni applicative che non è stata emanata. Pertanto, a giudizio del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici,  si potranno seguire le indicazioni riportate nella precedente Circolare del 2009 per quanto non in contrasto con quanto riportato nel nuovo DM 17.01.2018.

In base all’art.2 del decreto ministeriale 17 gennaio 2018, è possibile continuare ad applicare le previgenti norme tecniche nelle opere private, fino al termine dei lavori e al relativo collaudo statico, qualora le opere strutturali siano in corso di esecuzione ovvero siano provviste dell’attestazione di deposito del progetto esecutivo delle strutture, secondo le disposizioni vigenti.

 

Dichiarazione di successione cartacea fino al 31 dicembre 2018

L’Agenzia delle Entrate, con il provvedimento n.305134 del 28 dicembre scorso, ha prorogato a fine anno la possibilità di utilizzare fino a fine anno in corso i modelli cartacei (modello 4) per la presentazione della dichiarazione di successione.

Con il 2019 sarà invece obbligatorio ricorrere al software già predisposto e all’invio telematico.

La presentazione della dichiarazione di successione è un obbligo di eredi, legatari, esecutori testamentari ecc. che deve essere assolto entro 12 mesi dalla apertura della successione (data dal decesso).

Se non ci sono beni immobili o diritti reali su di essi, e il patrimonio attivo non supera i 100.000 euro ed è devoluto al coniuge e ai parenti in linea retta, non vi è obbligo di dichiarazione di successione.

 

Rivalutazioni di terreni e partecipazioni non quotate 2018

In sede di approvazione della Legge di stabilità 2018 è stata riproposta, per effetto della modifica dell’art. 2, comma 2, DL n. 282/2002, la possibilità di rideterminare il costo d’acquisto di terreni edificabili e agricoli (posseduti a titolo di proprietà, usufrutto, superficie ed enfiteusi) e partecipazioni non quotate in mercati regolamentati (possedute a titolo di proprietà e usufrutto).

Per accedere alla rivalutazione, il contribuente deve versare entro il 30.6.2018 un’imposta sostitutiva, rateizzabile, pari al 8% del nuovo valore accertato alla data dell’1.1.2018 mediante una perizia asseverata di stima (anch’essa da redigersi entro il 30.6).

Il vantaggio della rivalutazione consiste nel poter calcolare le plusvalenze, realizzate con la cessione dei sopraddetti beni, confrontando il corrispettivo della vendita con il valore a essi attribuito alla data del 1° gennaio 2018, anziché confrontandolo con il valore di acquisto (il cosiddetto “costo storico”).

Legge di bilancio 2018: le novità per l’edilizia residenziale

Ecobonus

L’Ecobonus nel 2018 scende dal 65 al 50% per acquisto e installazione di finestre e infissi, sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaie a condensazione oppure con impianti dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combustibili e installazione di schermature solari (tra cui le tende).

Resta al 65% per “impianti evoluti”. Sale al 70 e 75% per alcune migliorie particolari.

Bonus ristrutturazioni e bonus mobili

Per gli interventi di ristrutturazione il bonus fiscale rimarrà al 50% anche nel 2018. Prorogato anche il bonus mobili (tetto di spesa 10.000 euro) fino al 31 dicembre 2018 per interventi di ristrutturazione iniziati dopo il 1 gennaio 2017.

Bonus verde

La novità del bonus verde, riguarda la detrazione del 36% per le spese sostenute (nel limite massimo di 5.000 euro) per gli interventi di sistemazione di giardini e terrazzi.

Sismabonus

Gli edifici residenziali che si trovano nelle zone a rischio sismico 1, 2 e 3, beneficiano di un sismabonus per le spese effettuate fino al 31 dicembre 2021, dal 50% al 70% se l’intervento garantisce il passaggio ad una classe di rischio inferiore. Il bonus arriva fino all’80% se è assicurato il passaggio a due classi di rischio inferiori. Il tetto di spesa su cui calcolare la detrazione è pari a 96.000 euro.

Superbonus 80 e 85% (ecobonus e sismabonus insieme)

Per le spese relative agli interventi sulle parti comuni degli edifici condominiali ricadenti nelle zone sismiche 1, 2 e 3, finalizzati congiuntamente alla riduzione del rischio sismico e alla riqualificazione energetica, è previsto un superbonus da 80% (riduzione di una classe di rischio) a 85% (riduzione di due classi di rischio).

Aggiornata la guida sulle agevolazioni fiscali in edilizia

E’ stata aggiornata al 22 settembre 2017 la Guida dell’Agenzia delle Entrate sulle agevolazioni fiscali in edilizia.

L’agevolazione fiscale consiste in una detrazione dall’Irpef del 36% delle spese sostenute, fino a un ammontare complessivo delle stesse non superiore a 48.000 euro per unità immobiliare; fino al 31 dicembre 2017 la detrazione Irpef è aumentata al 50% delle spese sostenute con un importo complessivo di 96.000 euro per unità immobiliare. Per il 2017 continua a valere la detrazione del 50% per mobili e grandi elettrodomestici finalizzati all’arredo delle unità residenziali “ristrutturate” (NOTA: in realtà gli interventi edilizi agevolati riguardano manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativoristrutturazione edilizia come definite dal DPR 380/2001. La manutenzione ordinaria è agevolata solo per le parti comuni).

La Guida fornisce anche chiare indicazioni sul regime IVA da seguire, Simabonus, acquisto box, recupero degli interessi passivi, ecc.

Infine riporta un elenco dei principali interventi ammessi in detrazione.

 

 

Quali sono i titoli abilitativi edilizi per le principali tipologie di intervento? (2 parte)

Anche per interventi di RESTAURO E RISANAMENTO CONSERVATIVO si fa opera una suddivisione in leggero e pesante a seconda che non riguardino o riguardino parti strutturali dell’edificio. Se LEGGERO, il titolo abilitativo è la CILA; se PESANTE, il titolo abilitativo è la SCIA.

Detti interventi edilizi sono quelli rivolti a conservare l’organismo e ad assicurarne la funzionalità mediante un insieme sistematico di opere che, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo stesso, ne consentano anche il mutamento delle destinazioni d’uso (recente novità!) purché compatibile con gli elementi dell’organismo e conformi alle previsioni degli strumenti urbanistici generali e attuativi. Le opere del restauro e risanamento conservativo sono il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, l’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze dell’uso, l’eliminazione degli elementi estranei.

Anche per la RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA (interventi rivolti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente, compresa la demolizione e ricostruzione) si applica la distinzione tra LEGGERA e PESANTE. Nel primo caso gli interventi saranno realizzabili con SCIA, nel secondo caso con PERMESSO DI COSTRUIRE (o SCIA alternativa).

LEGGERA e PESANTE anche l’ELIMINAZIONE DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE a seconda che non comportino o comportino la realizzazione di rampe o di ascensori esterni, ovvero di manufatti che alterino la sagoma dell’edificio. Nel primo caso si opera in EDILIZIA LIBERA; nel secondo caso in regime di CILA.

Gli interventi di NUOVA COSTRUZIONE richiedono il PERMESSO DI COSTRUIRE (o SCIA alternativa). Le VARIANTI ai Permessi di Costruire, la SCIA.

 

 

 

Quali sono i titoli abilitativi edilizi per le principali tipologie di intervento? (1 parte)

Il 5 giugno 2017 sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale i moduli unificati per una serie di istanze edilizie.

La pubblicazione segue la cosiddetta “SCIA 2” entrata in vigore l’11 dicembre 2016 che ha rivisto le normative che regolano permessi e autorizzazioni.

Ad oggi, i principali interventi sono così regolati:

  • MANUTENZIONE ORDINARIA (interventi edilizi per opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie
    ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti): EDILIZIA LIBERA;
  • MANUTENZIONE STRAORDINARIA (Opere e modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti degli edifici, nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre che non alterino la volumetria complessiva degli edifici e non comportino mutamenti urbanisticamente rilevanti nelle destinazioni d’uso. Compresi anche frazionamenti o accorpamenti di unità immobiliari con esecuzione di opere anche se comportanti la variazione delle superfici delle singole unità immobiliari nonché del carico urbanistico purché non sia modificata la volumetria complessiva degli edifici e si mantenga l’originaria destinazione d’uso) : se LEGGERA (parti non strutturali), CILA (Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata); se PESANTE (anche su parti strutturali) SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Lavori).
    Elementi costitutivi della manutenzione straordinaria sono: non alterazione della volumetria, sagoma e prospetti degli edifici, non comporti mutamenti urbanisticamente rilevanti delle destinazioni di uso.
    Le modifiche di prospetto non sono più inquadrabili tra gli interventi edilizi minori ma di ristrutturazione edilizia e sottoposti a permesso di costruire.

(fine 1 parte)

 

il miracolo nella chiesa di San Dionigi

Il 17 agosto ricorre la memoria del miracolo avvenuto nella chiesa di San Dionigi a Cassano d’Adda. La festa, nota ai cassanesi come “Perdunen“, è squisitamente locale.

La vicinanza dei luoghi e la concomitanza della ricorrenza con le ferie estive mi inducono a prendere una pausa dal presentare aggiornamenti sull’attività professionale e pubblicare il ricordo del fatto storico. Buona lettura.

(liberamente tratto dal Quaderno del Portavoce n.8, L’oratorio di S. Dionigi e la Madonna del Miracolo, Carlo Valli) 

Nel 1615 viveva a Gussago, nel bresciano, la famiglia Campi: il massaro Matteo, la moglie Elena Bonomi e il loro putto grandello, Francesco, di 15 anni, gente povera, ma buona, molto stimata e timorata di Dio.
All’epoca il massaro aveva il compito di condurre un fondo, ordinando e sorvegliando i lavori di campagna e rispondendo dell’azienda davanti al padrone. Così Matteo campava con la sua famiglia, lavorando per il padrone che dimorava a Gardone Valtrompia.
Una mattina del gennaio 1615 Matteo chiama il figlio Francesco, ragazzo intelligente e spigliato, tanto che è tra i primi a rispondere nelle dispute in chiesa al catechismo, e gli dice: “Prendi il muletto e vai al mercato di Gardone” forse per prendere ordini dal padrone.
Francesco, fiero di quel fatto di fiducia paterna, non pensa ai 29 chilometri di strada: sella il mulo, balza cavalcioni e parte. A pensarci comincia dopo quando vede che a quell’ora, e con quel freddo, gente per istrada non ce n’e molta e quando il mulo, dopo il primo trotterello, si rimette presto al passo, battendo a ritmo gli zoccoli ferrati sul terreno indurito dal gelo di quelle stradette di campagna, tutte a giravolte, che parevano fatte apposta per gli agguati dei malandrini. E d’impensierirsi il ragazzo non ha torto. A quei tempi mettersi in viaggio non era impresa da ridere. C’era da segnarsi due volte e da raccomandarsi a tutti i Santi. Di fatti, per ogni borgo un castellaccio, per ogni castellaccio un signorotto, per ogni signorotto una masnada di bravacci, schiuma di ribaldi, avanzi di galera, i quali in teoria, dovevano difendere i galantuomini e dar la caccia ai briganti, viceversa in pratica, se la intendevano con costoro per dar addosso ai galantuomini e dividerne il bottino.
Il giovanetto fa del suo meglio per darsi un contegno; ma proprio a farlo apposta, tutte quelle storie fosche di ladri, di aggressioni, di massacri sulla strada, che ha sentito ripetere nelle lunghe sere d’inverno, gli passano per la mente. E non è certo un’allegria. Ad un certo momento, sentite cosa succede. Mentre col cuore sospeso, sempre col timore di qualche brutto incontro, guarda in sospetto davanti a sé, ecco là, a poca distanza, proprio in mezzo alla strada per dove aveva a passare, un’ombra infagottata: che sia un uomo? Si avvicina, si china, guarda; ma sì, è proprio un uomo lungo disteso! Ecco lì i piedi, le gambe, il tronco, le braccia, la testa… No, no: la testa non c’è. Possibile? Vi dico che non c’è. I briganti glie l’han mozzata di colpo, e poi l’han rotolata chissà dove, forse nel fosso laterale, e al posto della testa c’e una larga pozza di sangue scuro raggrumato. Oh, Dio: che paura! Il ragazzo dà un sobbalzo di raccapriccio. Si sente troncare il respiro, gli pare quasi che una forza misteriosa lo ghermisca, lo sollevi per balzarlo di sella, vampe di fuoco gli accendono il viso e brividi di gelo gli scuotono le membra. Sente un gran tuffo al cuore: è tutto in un sudore freddo di morte che gli scorre per la persona. Addio mercato di Gardone! Francesco con uno strattone delle redini volta il mulo verso casa, dove arriva stravolto, inebetito, più morto che vivo, a raccontare l’accaduto. Papà e mamma lo lasciano dire; poi cercano di calmarlo, di distrarlo, di incoraggiarlo, di fargli dimenticare il macabro incontro. Fatica sprecata. II suo pensiero e sempre là.
Siede per mangiare, e l’ombra del morto gli ferma il boccone in gola. Si corica per dormire e il morto senza testa gli è lì di fianco e gli porta via il sonno. A volte il cuore gli batte forte forte e pare che gli voglia scoppiare in petto: fremiti convulsi gli scuotono con violenza tutte le membra. Passano i giorni, ma la funesta impressione non passa: il ragazzo deperisce a vista d’occhio. I genitori impensieriti lo mettono in mano a un dottore. Si provano tutti i rimedi: non c’è rimedio che giovi. Perde sempre più sonno e appetito e movimento e parola. Che sia stregato? Si domandano i genitori. Che sia indemoniato? Proviamo a farlo benedire!
Lo conducono a Brescia da un frate carmelitano, di molta rinomanza, iI quale, visto il ragazzo in quello stato pietoso dice ai genitori: “sentite le benedizioni fanno sempre bene, ma se voi non badate a farlo curare, questo ragazzo, va a finir male”. “Lo sappiamo anche noi” rispondono “ma che cosa ci possiamo fare? Abbiamo provato di tutto e va sempre peggio!”“V’insegnerò io” propone il frate “un medico specialista”. E vanno anche dallo specialista, iI quale non trova di meglio che ordinare delle pillole, da darsi al ragazzo proprio nei due giorni di Pasqua e di Ascensione, né prima né dopo. Ecco; per non perdere la stima a quel dottore, giova supporre che Egli per primo sapesse che il rimedio non contava e che lo ordinasse tanto per fare contenta quella povera gente. Comunque, l’effetto di quelle “prodigiose” pillole è che, se fino a quel momento il ragazzo qualche passo, qualche gesto, qualche parola o bene o male li aveva potuti stentare, appena ingoiati “i morselli”, diventò muto e storpio in modo che non parlò più parola: non poteva né vestirsi né disvestirsi né andare: non poteva muovere le gambe, né lavarsi se era sentato, né mettersi le mani alla bocca, né mangiare da per lui; et bisognava imbocarlo se si voleva farlo mangiare, attesta la sua mamma, e dargli roba liquida, perchè il pane asciutto non poteva né masticarlo, né farlo passare per la strozza. Non c’è bisogno d’esser professori di clinica per capire da questi particolari che qui si tratta di vera e propria paralisi generate prodotta dallo spavento e umanamente inguaribile.
Allora, visto che i dottori non possono farci nulla, che cosa pensano i genitori? Hanno sentito che al sepolcro di S. Carlo in Milano, sono frequenti le guarigioni miracolose, e fanno voto di condurre il proprio figliuolo. Domenica 16 agosto 1615 una piccola comitiva di cinque persone, Matteo con la moglie Elena, il figlio Francesco e i cognati Faustino e sua moglie, dopo Messa, si mette in viaggio con due muli per Milano.
Arrivano allaa sera al porto dell’Adda, alla cascina Cantarana. Qui abitava un loro compaesano, Battista Violini, detto appunto il bressano, il quale fu ben lieto di alloggiare le due donne, i due uomini e il putto.
All’ora di cena dice Battista agli ospiti: “e il ragazzo perchè non viene a tavola?” “É muto, e paralizzato, non può muoversi”, rispondono. Finito di cenare, andarno le due donne, mamma e zia, da detto figliuolo, et con un cugiale (cucchiaio) ci dettero in bocca un poco di minestra (ci pare di vederla sbrodolare un po’ da per tutto, come succede a questi poveretti) et dopo li diedero da bevere; et stette là fino a quando non fu menato a dormire et non parlò più. Le due donne vanno in letto, i due uomini e il ragazzo su la cassina. Ma che da fare per tirarlo sul fienile? E ancora il Battista Violini che parla, e pare proprio un’istantanea «Suo padre andò avanti su la scala et mi aiutai detto figliuolo sostenendolo: et a pena potè metter li piedi su duoi o tre baselli: et bisognò che suo padre lo pigliasse et tirasse su per li bracci, et mi aiutare di sotto. (Provate un po’ a figurarvi la scenetta di quest’ultimo, che aiutava di sotto!) né mai parlò detto figliuolo, et lo fecero dormire così vestito».
La comitiva dei cinque bresciani lunedì mattino 17 agosto 1615 si congedò dall’ospite cortese e partì dalla Cantarana per riprendere il suo viaggio; tragittò il fiume (su chiatta mobile o su ponte fisso). Fiancheggiando la sponda della Muzza, vennero su dalla strada degli Orti e imboccarono la via che passa davanti a S. Dionigi, l’unica, allora, che portava verso Milano.
La strada era, ed è tutta in salita, quindi è naturale che i due muletti che portavano le due donne e il ragazzo, e i due uomini che venivano dietro a piedi, andassero al passo. Era l’ora della Messa e Giovanni Pietro Ravelli, che stava lì seduto sul muricciolo di sostegno della gradinata, da buon cassanese che ci tiene a mettere in rilievo le glorie patrie, domanda alla forastiera che monta il muletto, col ragazzo muto e storpio in braccio: “Volete fermarvi? Qui abbiamo una Madonna miracolosa, se altre ce n’è”.
Elena si volge agli uomini in cenno interrogativo. Gli uomini accorrono e aiutano a smontare madre e figliuolo. Ma Francesco, notano tutti i testimoni, non vuol saperne di entrare in S. Dionigi. A S. Carlo gli han promesso di condurlo e a S. Carlo vuole andare! trascinato e quasi portato a forza nella Chiesa contro la sua volontà era ben lontano dall’essere suggestionato dalla propria fantasia e dal proprio desiderio: anzi era in quello stato di indifferenza e di sfiducia, se non di incredulità, che manifestò S. Tommaso prima della apparizione di Gesù, la quale è la prova più sicura della realtà del miracolo.
Girolamo Mapello, testimonio giurato depone «Lunedì mattina p.p. trovandomi in detta Chiesa quà di S. Dionisio di Cassano, viddi arrivare alla porta di delta Chiesa due huomini et due donne et un figliuolo… et viddi che detto figliuolo era menato et sostenuto da alcuni delli suddetti che erano seco, et viddi che detto figliuolo non voleva venir in detta Chiesa; et mi allora levai su et andai Ià per curiosità, et vidi per menarlo pian piano detto figliuolo in detta chiesa e giunti al lavello dell’acqua santa, gli pigliarno dette donne una mano et gli fecero toccar I’acqua santa et lo segnò tenendoli dette donne la mano». 
Giunti alla Cappella della Madonna mentre il sacerdote usciva per celebrare la Messa , s’inginocchiarono, e la mamma li teneva le mani giunte perché da per sé non poteva tener le mani gionte, e poiché per essere muto non poteva parlare né raccomandarsi alla Madonna con loquela, la mamma china all’orecchio del ragazzo gli suggerisce: “Raccomandati col cuore”. A questo punto avviene il miracolo. Al suggerimento materno il ragazzo, quasi non ricordandosi più che da tanti mesi non pronunciava parola, né poteva muovere braccio, risponde distintamente: “Bene!” Et sull’istante pose le mani nelli calzoni et colse il rosario da per lui et cominciò a dir orationi. Alla vista di sì stupendo, inaspettato miracolo, donne e uomini per allegrezza alzano braccia e voci al cielo: “Gracia! Gracia! Oh Dio che la Madonna ha fatto la Gracia !” Immaginate la sorpresa e la gioia di quella brava gente, quando vedono il giovinetto, da vari mesi storpio e muto muoversi speditamente e lo sentono pregare a voce spiegata, come se non fosse mai stato malato. I cassanesi, che erano in chiesa si stringono intorno al gruppetto e si fanno raccontare. Matteo Campi guarda il figliolo e quasi non sa credere a propri occhi: consegna a Francesco un dinaro da offrire nello zocco (cassetta) che è in detto altare e, attesta il Ravelli, «Viddi che detto flgliuolo levò su da se stesso et andò offerir in detto zocco et tornò da per lui da suo padre et tutti quelli che erano in chiesa concorsero a detto fatto e sentirono detto figliuolo parlare; e fu menato in sacristia dal prete che celebrò la Messa, qual lo interrogò et sentii che rispondeva, detto figliuolo, ma (notatelo bene) pareva che fosse uno che si fosse desdato da un gran sonno…». Poco dopo i cinque bresciani, ringraziata la Madonna per non far torto a S. Carlo, partono per Milano e vanno a sciogliere il voto.
Intanto il fatto prodigioso mette a rumore tutto Cassano. L’autorità ecclesiastica non può disinteressarsene. Il prevosto d’allora, don Giandomenico Dugnani, ne scrive immediatamente al vicario foraneo di Rivolta d’Adda, don Guglielmo Moroni. Questi viene a Cassano qualche giorno dopo, si porta nella Chiesa di S. Dionigi e qui vi istituisce una vera e propria istruttoria del fatto, chiamando a deporre le parti e i testimoni, con interrogatori minuti e interessantissimi nella loro forma fresca e genuina quasi dialettale. Ecco qui il ragazzo guarito, che è il primo a deporre «Che dica et raconti per qual causa et effetto si trova qua ora in detta chiesa con detti suoi padre madre» «Mi trovo qua che mi ha menato qua mio padre et mia madre a ringraziare la Madonna qua di questa chiesa et li abbiamo portata ad offerire una tavorella (quadretto votivo) per aver lunedì passato ricevuto qua da questa Santissima Madonna, la sanità che (sic) ero muto e storpiato un pezza fa e fui guarito qua da questa Madonna». Richiesto, racconta le circostanze dello spavento avuto, della paralisi conseguente e della guarigione improvvisa e completa. Ma domandato da quanto tempo è che vidde detto morto, etc… risponde: «Mi non so dir questo». Segue l’interrogatorio più diffuso del padre, Matteo Campi e della madre, Elena Bonomi, con particolari più minuti, quale poteva fornire soltanto una mamma, che con più intenso affanno e affetto aveva assiduamente assistito l’infelice figliuolo. Vengono poi sentiti Giovanni Pietro Ravelli, Girolamo Mapelli di Cassano e Battista Violini, il bressano della Cantarana, i quali completano la ricostruzione del fatto prodigioso. L’istruttoria era più che sufficiente a provare la realtà del fatti; avvenuti alla vista di un popolo intero. Ma l’autorità Ecclesiastica, che in simili casi procede a passi di piombo, non se ne accontentò. Non solo non si lasciò, rimorchiare dagli entusiasmi popolari, ma intimò che si coprisse con un tavolato l’immagine della Madonna, per sottrarla agli onori prematuri, anzi, a escludere perfino la lontana possibilità di un trucco o di una allucinazione da parte dei cinque bresciani. A mezzo del vescovo di Brescia dispone una seconda minuziosa istruttoria, tenuta il 2 ottobre 1615 a Gussago, da parte del rettore vicario foraneo di Saiano, alla presenza del notaio Benedetto Richiadei. Vengono interrogate sei persone, il prevosto di Gussago e un sacerdote, un medico e un chirurgo, due vicini di casa. II tema delle domande è questo: il ragazzo Francesco Campi era prima veramente ammalato? Ora è proprio guarito? La guarigione può essere effetto di rimedi naturali? Le risposte sono unanimi. Andrea Ottali e Antonio Mombelli, vicini di casa, quasi con le stesse parole depongono: “lo ho conosciuto Francesco prima sano et I’ho sentito parlare et di poi I’ho visto stroppiato e mutto et lo viddi anche quando partì da Gussago per andar a visitare il sepolcro di S. Carlo che era in malissima disposizione così di corpo come della lingua, et poi ritornato mi è parso miracolo di vederlo sano et a parlare, et noialtri vicini corressimo sentendo che il padre e la madre et detto figliuolo arrivati gridavano: gratia, gratia!” Il medico e il chirurgo di Gussago, Pietro Galeotti e G. Battista Moscatelli, depongono con giuramento che la recuparata sanità non può essere per mezzo naturale, ma puro mira­colo. Chiudiamo con la testimonianza del prevosto di Gussago, don Retonzini, il quale dopo avere dichiarato che Matteo ed Elena Campi sono persone di buona fama e timorose di Dio e come tali stimate da tutti a Gussago, e quindi incapaci di trucco, afferma: «Tutti quelli che hanno avuto cognitione della infermità del giovine, tengono per fermo che sia sanato per virtù soprannaturale, et molti di quelli di Gussago per devotione hanno visitato da poi la Madonna di S. Dionisio a Cassano».

utili chiarimenti dalla Regione

Regione Lombardia ha pubblicato lo scorso 24 luglio una interessante circolare, la 20 luglio 2017 n.10, chiarificatrice dei diversi titoli edilizi.
Partendo dalla giurisprudenza consolidata che assegna allo Stato il compito di definire le diverse categorie di intervento edilizio, si considera superata la declatoria degli interventi dettata dalla Legge regionale 12/2005 a favore dei contenuti del DPR 380/2001.
Gli interventi edilizi sono pertanto assoggettati solo alle seguenti fattispecie:
– Attività edilizia libera senza titolo abilitativo e Comunicazione di inizio lavori (CIL);
– Comunicazione di inizio lavori asseverata (CILA);
– Segnalazione certificata di inizio attività (SCIA);
– Permesso di costruire (PdC);
– Permesso di costruire convenzionato;
– SCIA alternativa al permesso di costruire.
Nella circolare si chiarisce come sia da considerarsi superarata la DIA (Denuncia di Inizio Attività) ancora prevista dalla LR 12/2005.
Vengono inoltre date delucidazioni sui mutamenti della destinazione d’uso e sul recupero dei sottotetti.

Resta, da parte di chi come me opera nel settore da qualche anno, l’amara considerazione che da quando si sono introdotte le “leggi di semplificazione“, in realtà si sia prodotta, involontariamente o no, una gran confusione sostituendo a due titoli edilizi, autorizzazione e concessione, una marea di titoli e procedure che forse, finalmente dopo 16 anni, vanno ricomponendosi.

Novità in Lombardia per vani seminterrati e sottotetti

La regione Lombardia ha recentemente promulgato due nuove leggi sul “Recupero dei vani e locali seminterrati esistenti” (Legge regionale 10 marzo 2017 – n. 7) e sul recupero dei sottotetti esistenti (modificando la L.R. 12/2005 all’interno della Legge regionale di semplificazione 26 maggio 2017 – n.15).

Recupero dei vani e locali seminterrati

La legge consente il recupero, ai fini residenziali, commerciali e terziari, dei vani seminterrati, legittimamente realizzati.

L’altezza dei locali è derogata a 2,40 m, mentre i requisiti aero-illuminanti possono essere assicurati sia mediante opere edili, sia mediante impianti e attrezzature tecnologiche.

La legge definisce anche agevolazioni e obblighi per il recupero. I comuni entro il 25 luglio avevano l’obbligo di deliberare le zone escluse dall’applicazione della legge.

Recupero dei sottotetti

Con il nuovo provvedimento, sono recuperabili ai fini abitativi i sottotetti esistenti (agibilità) da almeno tre anni (in precedenza, 5).

Gli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria vengono riferiti alla ristrutturazione e non più alla nuova costruzione. Per la prima casa, fino a 40 mq di sottotetto, non è dovuto il costo di costruzione.